giovedì 20 maggio 2010

Colloquio con Giuseppe Tami, Pradamano (UD)

Nato nel 1937 

Oggetto: commenti e delucidazioni sulle memorie di sua madre Allegra Peruzzi, nata il 6 maggio 1900 a Pradamano, da lui raccolte e trascritte nel 1982.
Copia delle memorie Peruzzi è conservata nella mia biblioteca.

Nastro 1998/4 - Lato A                                21 febbraio 1998

Il padre di mia mamma faceva contrabbando, finché c'era l'Austria. Fino al 1914, andava a Cormons a prendere tabacco, zucchero e caffè e lo rivendeva qua in paese. 
Scoppiata la guerra nel '14 faceva il percorso inverso: comprava pneumatici in Italia e li portava a Cormons, in Austria. 
[cfr. nel manoscritto delle memorie (p. 5) le varie avventure di contrabbando, con non pochi rischi di schioppettate da parte della finanza]. 
Moltissimi in paese vivevano col contrabbando, anche perché con il Regno d'Italia c'erano tantissime tasse.
Altra cosa. Mio nonno Giuseppe Peruzzi, nato nel 1863, aveva una famiglia numerosa. Al momento dell'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria, il fronte era qua vicino ... lui aveva il cavallo e il carro ... le donne, le ragazze e la moglie avevano messo in piedi una rivendita di beni di conforto immediatamente a ridosso del fronte, nei pressi di Dolegna del Collio.
Il nonno andava a Udine, comprava la frutta, i dolciumi, quello che trovava e riforniva questo negozio dove c'erano le ragazze: sua figlia, sua nuora e la moglie. In questa maniera aveva trovato il sistema di poter vivere, perché aveva fatto la casa nuova nel 1906 spendendo 6500 lire e doveva pagare gli interessi. Con questo commercio, dal 1915 alla ritirata dell'autunno '17, è riuscito a guadagnare a sufficienza per poter estinguere questo debito e poter pagare la casa. 
Pavan. È stata una fortuna per lui, la guerra! 
... Comunque aveva due figli in guerra. Ernesto, era del genio zappatori e fu ferito a un braccio [memorie, p. 8] nella presa di Gorizia. Antonio, era sul Pal Piccolo, artigliere di montagna in Carnia, e anche lui fu ferito.

Note di chiarimento al testo delle memorie 
(Pag. 8). "Le Nere" = Pierina, una delle sorelle di Allegra, così soprannominata perché era mora, aveva i cappelli neri...
(Pag. 9). Gise = Olivo Adalgisa, un'amica...
MotoMotobiciclète a fuuc (fuoco), in friulano della zona di Palmanova.
(Pag. 10). "Le Fare", soprannome della cognata, moglie di Ernesto.
Lo sbandato Alfonso Patroncini, è arrivato in casa di Pero (nonno di Tami) che lo rifornisce di vestiti borghesi e poi lo accoglie a casa sua, con il rastrello in spalla, vestito da contadino.
(Pag. 11). Per arrivare a Cussignacco (3 km) ci hanno impiegato quasi un giorno... tutta una marea di soldati, di animali, di cannoni, di camion che si fermavano, pieni i fossi di materiale militare, tutto un disastro...
(Pag. 12). Basiliano = in friulano Pasian dai Sclavanès.
"Agne Anute" = zia Anna
(Pag. 14). La polveriera di Bolzano di S. Giovanni al Natisone, secondo i vecchi non fu fatta saltare dagli italiani (che ormai erano già lontani), ma che forse l'avevano minata... (ne esistono ancora le casematte, ricostruite). L'esplosione provocò numerosi morti fra i tedeschi.
(Pag. 15). Fino agli anni '60 a Pradamano c'erano tutti prati [vedi anche, nel nome del paese, il prefisso "pra"] e mi ricordo che appena arrivati gli Alleati nel 1945 c'erano grandi cataste di bombe degli americani.
(Pag. 16). Il 99% degli abitanti di Pradamano nel 1917 rimase in paese, «io non ho mai sentito dire di gente di Pradamano che sia riuscita a sfollare. Hanno tentato la fuga ma sono ritornati».
(Pag. 17). Differenza fra singolare e plurale in friulano: le Nére = singolare; le Nère ("e", molto più aperta) = plurale.
(Pag. 23). Traduzione in italiano di una frase friulana: «internano tutti dagli otto ai sessant'anni, diavolo bestia».
Teresa Spinato: Teresie Taliane, Teresa Italiana, perché non era friulana, ma proveniente dal Veneto, dalla zona del Piave.
La minaccia d'internamento [dei civili] era fatta per incutere timore, per tener buona la gente (commenta Giuseppe Tami). Il timore per gli austriaci era che ormai la gente iniziasse a ribellarsi, non bastassero i problemi che già c'erano sul Piave. Così sentivo commentare dai vecchi...
[...]

Nastro 1998/4 - Lato B

Giuseppe Tami mi invita ad informarmi presso l'archivio storico della Brigata Alpina Julia, a Udine, vicino al Santuario delle Grazie, sul tenente Garrone, che dopo la ritirata rimase nascosto sul Montasio facendo azioni di tipo partigiano.
Negli ex prati di Pradamano, negli ultimi vent'anni hanno piantato mais e colture intensive. Rovinati i prati. Non si sente più cantare un'allodola. Adesso c'è una legge regionale che salvaguarda i lembi di prato superstiti...
Qui nei tempi passati venivano i rapaci, che si trasmettono di padre in figlio il posto in cui abitare. Ora, non avendo più il loro habitat, purtroppo, povere bestie, continuano a girare per l'aria...
Da piccolo, mi ricordo che si veniva a nidi di allodole. Questi prati non erano usi civici, a quanto mi risulta. Ora questi che un tempo erano prati, in qualche maniera rendono, in virtù dell'enorme quantità di concimi chimici che gli buttano e poi, non essendoci acqua in loco, scavano dei pozzi in profondità e tirano su enormi quantità d'acqua, tanto che nella bassa friulana le falde si sono abbassate moltissimo.
[...]

Nastro 1998/11 - Lato A                       14 maggio 1998 

Ricognizione sui luoghi dell'avanzata austro-tedesca verso Udine.

In auto con Giuseppe Tami: mi parla del diario dell'autista del vescovo di Udine all'epoca di Caporetto...
Passiamo attraverso le praterie che un tempo erano il paesaggio agrario dominante dal Torre a Cividale. C'è anche una famosa villotta friulana al riguardo:

     Da lontano, da lontano ti ho sentita
     cantavi così bene,
     da lontano ti ho vista tornare
     sopra un carro di fieno... 

era di [...] un maestro di musica che ha insegnato a tre generazioni di ragazzi.
Siamo sull'itinerario di von Berrer, il generale tedesco ucciso alle porte di Udine, nell'avanzata austro-tedesca...
La ricognizione prosegue passando per Povoletto, ponte vecchio di Salt, Godia, Beivars, via Bariglaria... 

Nastro 1998/11 - Lato B

«Casa Bottusso era l'unica segnata nelle carte - perché era l'unica esistente! - anche nella Seconda guerra. Ricordo che nei pressi gli americani avevano fatto un enorme deposito di bombe.
Casa Bottusso è in territorio di Pradamano, ai bordi della via Bariglaria...
Il Tomaselli cita Pradamano ("I vinti di Caporetto") ... e quanto scrive collima con il racconto di mia mamma».
Siamo a Pradamano, dove sono morti degli italiani nella battaglia del Torre. Tami mi indica i luoghi, fra i quali il punto dove è stato fatto fuori (dai suoi soldati) il capitano dei bersaglieri che voleva resistere ai tedeschi (nei pressi del campo sportivo di Pradamano)...
«La testimonianza di mia mamma, l'ho trascritta nel 1982, anno in cui son dovuto rimanere a casa qualche giorno dal lavoro per un piccolo problema di salute. Era freddo, era inverno e ho detto a mia mamma: "Mamma, detta, che io scrivo". Ho scritto cose che avevo sentito ripetere migliaia di volte... .
Mio padre era di Percoto, come l'autore delle memorie in rima, il fabbro Luigi Deganis, poeta di paese. Un libricino stampato a sue spese presso la Tipografia La Stampa di Milano. [...]
Mia madre mi raccontava del tribunale militare esistente a Pradamano, che emanò una sentenza di morte per tre soldati (tre fucilazioni) ... I soldati furono fucilati a poca distanza dal paese, in mezzo ai prati. Dicevano che era perché avevano sparato a un treno ... fu una decimazione.»
[...]
Scatto una foto al guado del Torre fra Pradamano e Buttrio.
Il guado è utilizzato tuttora, quando il torrente è in secca ... ma ha perso d'importanza dopo la costruzione del ponte stradale fra Lovaria e Buttrio - parallelo alla ferrovia - fra le due guerre. 
[...]

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