domenica 29 agosto 2010

Clotilde Masutti, Sarmede TV

Nata a Sarmede il 22 luglio 1910 e residente a Sant’Angelo di Treviso.

[All'intervista è presente il marito Ernesto Feltrin, 28-7-1908, infermo]

Nastro1986/13 - Lato A                                    2 giugno 1986

Abitavamo a Sarmede e mio papà ha sempre fatto il capo…
D. Cioè, come il capo?
R. Ha fatto 45 anni il capo in Germania, mio papà. Era a tracciar strade in mezzo alle montagne. È stato a Essen, a Dusseldorf, in Ungheria, in Bulgaria. Anche sul Vajont, ha tracciato strade: 45 anni!
Finita la guerra del Quindici-Diciotto, la Germania ci ha mandato una lettera, se voleva tornare, perché ha detto che ne sapeva più che gli ingegneri e i geometri. Gli dicevano: «Masutti, venga qua, come si potrebbe fare, così e colà». Cioè, lui aveva più esperienza, perché era tanti anni che faceva quel lavoro.
Bisogna che tu pensi che a sette anni si è trovato in Germania e ha detto che aspettava davanti alla chiesa che venissero fuori da messa ... con la retina, se gli davano un soldo, lui e suo fratello. Pensa che forti che erano una volta i genitori, a mandar via due figli. Avevano questi due solo.
Mio papà era del 1869 ed è morto qua a Sant'Angelo nel 1940
02:43 E noi, ci ha portato tutti in Germania, a Essen. Poi è scoppiata la guerra e la Germania ci ha rimpatriato con i vagoni. Ci hanno caricato su vagoni del bestiame e ci è toccato venire a casa.
Ma sennò non ci trovavamo mica male, là. Avevo i miei fratelli che andavano a scuola. Io ero piccola, avevo quattro anni, cinque.
È stato perché è scoppiata la guerra, che ci hanno mandato fuori. Li hanno rimpatriati, gli italiani.
Fuori ... e siamo tornati a Sarmede.
E poi a Sarmede il prete ha predicato in chiesa che dai 16 ai 60 bisogna che gli uomini i tàje l'angolo. [...]
Hanno seguitato otto giorni a venire avanti i tedeschi, in strada. In otto giorni hanno mangiato tutto quello che c'era a Sarmede: vacche, maiali, tutto.
Cosa facevano? Il lardo lo tagliavano via, non è che stessero là a pelare, tagliavano via tutto, testa buttata via. Insomma in otto giorni hanno mangiato tutto e dopo c'era una fame, per tutti. Perché abbiamo sempre mangiato déssaìo [insipido, senza sale] e … vuoi che ti dica… era nozze quando c'era un po' di polenta e aceto, da tociàr. Ci pareva di far nozze, io, mia mamma, mia sorella che ha 93 anni e mio fratello che è morto due anni fa.
D. In quanti eravate?
R. Eravamo quattro fratelli e due sorelle. E siamo rimasti a Sarmede. Mio papà voleva andar via e ha detto:
«Genia – diceva a mia mamma – è meglio che prendiamo su (avevamo due bestie e un carretto con le stanghe), mettiamo una bestia, carichiamo due materassi e andiamo via tutta la famiglia.»
«Eh – ha detto mia mamma – lasciare qua la casa, la roba!»
Così non ha voluto partire, ma abbiamo passato, quando mi penso, per carità!
D. Era dopo Caporetto, questo fatto qua che è successo, che sono venuti avanti i tedeschi sul Piave.
R. E no, prima, prima era! No caro, era il '15. Eh sì, sono venuti dentro subito, là, a Sarmede. [sic!]
Sono venuti subito e nel '18 quando la guerra era finita, poverini, ne sono passati molto pochi, ma pochi, che strascinavano le gambe. Avevano zucche, perché su per Sarmede piantavamo delle zucche, di quelle grosse così, per i maiali.
E i tedeschi avevano queste zucche sotto il braccio, che gli mangiavano e mare che c'erano dentro, le semenze, roba così. Ne sono passati molto pochi, alla fine della guerra, che tornavano a casa.
All'inizio erano entrati tedeschi, cecoslovacchi, bulgari. Di tutte le generazioni, di tutte; polacchi, non so io quanti non ne siano venuti!
Mio papà era venuto qua a Asiago, Asiago non è verso Vicenza? Là ha fatto … lavoravano sotto gli italiani, a far trincee, perché i tedeschi dicevano che loro venivano a passare il Po e trovare il Papa, dicevano. Ah, ah, e invece gli è toccato restare di là.
D. Voi, come ve la siete passata, a Sarmede?
R. Noialtri? Noialtri avevamo tre campi e mezzo di terra. Eravamo io, mia mamma e mia sorella e mio fratello. Pieni di paura.
Quante volte che ha rischiato mia mamma, la vita! Perché avevamo una porta davanti e una di dietro e hanno battuto la porta. Lei era davanti e la porta dietro era chiusa. Insomma lei è arrivata per aprirla e gli hanno presentato la sciabola! Quanta paura.
E di sera venivano dentro e volevano da dormire e nella camera di mio papà e mia mamma vi hanno sempre dormito gli ufficiali.
Quando venivano dentro a ora tarda in tre quattro di loro e iniziavano a parlare in tedesco … mia mamma non sapeva quel gran tanto il tedesco e allora abbiamo dovuto chiamare una mia zia, che era lì porta con porta, e mia zia gli parlava…
Gli abbiamo offerto quel che avevamo, ma che non avevamo niente! Niente! Polenta, ma perché era nascosta. Alle volte si riusciva a mettere su la pignata con i fagioli, venivano dentro e prendevano la pignata i fagioli e tutto. Era fame! Ma fame, ma fame! E senza sale. Déssaìo, orco can!
Avevamo queste due bestie. Una ce l'hanno portata via, ma una ci è riuscito tenerla … e quando, a guerra finita, vedevi questi tedeschi che tornavano indietro e andavano verso Trieste mia mamma ha detto:
«Madonna! ha detto, che mi portino via anche questa?» Ha preso e ha messo la cavezza e l'ha portata sul Caldari, gli dicevano - a quindici metri dalla nostra casa cominciava subito la salita - su per la montagna l'abbiamo salvata.
*
Mio papà è stato uno dei primi che è venuto a casa, a guerra finita. Lui e il maestro.
Quando è stato sul Piave ha trovato un posto di blocco e gli ha detto «alto là», un colonnello «dove va, lei?»
E mio papà gli ha detto: «Sono tre anni che non vedo più la mia famiglia» e si è inginocchiato e gli ha detto: «Mi lasci, per piacere, che passi il Piave, che vado a vedere i miei». Insomma è arrivato a l'una di notte, a piedi. Dopo essere stato ad Asiago era venuto qua a San Giuseppe di Treviso e si era ricoverato in una famiglia di contadini che si chiamavano Zaros Bortolo … che dopo la guerra hanno dovuto andar via, in Francia, perché hanno fatto l'aeroporto.
*
Ma sai che un mio zio, un fratello di mia mamma, ha fatto il disertore, e sai dove che si è nascosto?La piazza di Sarmede è bella grandetta, e c'è un tunnel così. Durante il giorno lui era sempre sotto là. Veniva fuori quando erano le undici, mezzanotte. Era fratello di mia mamma e adesso è morto, a Nuova York. Dopo, a guerra finita è andato ad emigrare negli Stati Uniti. Avrebbe dovuto fare il soldato sotto gli italiani, invece ha disertato.
Non ha fatto neanche un giorno di guerra, è sempre stato nascosto sotto la piazza del paese, ma chi era che pensava di andar là sotto?
Noialtri avevamo il terrore che lo ammazzassero, che venisse scoperto. Quello era il terrore. E io era piccola, mamma mia, quanta paura! [...]

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