giovedì 19 agosto 2010

Approvvigionamento di acqua potabile sul Montello, fra le due guerre

Testimonianza di Angelo Dalla Palma, nato nel 1912 a Coldarco, frazione di Enego (VI) e residente a Santa Mama del Montello (TV). All'intervista partecipa anche la moglie Teresa Francescato, nata nel 1913 a Coldarco di Enego.

Questo brano fa parte di una più ampia intervista effettuata da Camillo Pavan nel corso delle sue ricerche sull'ultimo anno della prima guerra mondiale.

Nastro 1994/12 - Lato A                    9 maggio 1994

Ci troviamo in via Nord Montello ("Panoramica"), vicino alla chiesetta di Santa Mama, al confine fra il confine di Volpago e quello di Crocetta, a poca distanza dal Cippo degli Arditi.

Teresa Francescato. Abito in questa casa da quando avevo sei anni, cioè dal 1919. [...]
Andavo a prendere l'acqua qua giù, dove c'era una sorgente chiamata El Buoro. Era acqua buonissima, considerata la migliore che ci fosse, ma adesso, dopo che 
nel '34 hanno fatto il canale della Vittoria che le passa sopra, hanno rovinato la vena, e il Buoro non butta più. [...]
Angelo Dalla Palma. Su per la Dieci c'erano dei ricoveri fatti dai soldati italiani. Uno in particolare, là dal tronco di strada fatta per andare ai SS. Angeli, si inoltrava nel monte per più di dieci metri. In quel ricovero c'era acqua nascente e dopo la guerra andavamo a prenderla là. Ma un anno, nel 1922, acqua non ce n'era sul Montello e per trovarne abbiamo dovuto andare dalle parti di Sernaglia.
Teresa Francescato. Le vite che ho fatto io con l'acqua non le auguro neppure a una bestia. [...] Gli zii si erano fatti una cisterna per raccogliere l'acqua piovana dal tetto, però era una cisterna che non teneva. Dopo quindici-venti giorni che era piovuto, acqua non se ne trovava più. Eppure la cisterna era in cemento, ma si crepava oppure c'era del vuoto sotto. Non so come mai, ma acqua non ne teneva per lungo tempo; era acqua buona per fare da mangiare e per bere.
Quando l'acqua della cisterna era esaurita, prendevo el bigòl, con due secchie, e andavo al Piave o al Buoro dove c'era l'acqua nascente. Sono andata perfino a Ciano dove c'era un fossetto con l'acqua nascente, lungo la strada. Vi andavo con un carrettino, e un caretèl sopra. 
Per abbeverare il tabacco sono andata in cerca di acqua per tutte le buche dove la si poteva trovare.
Ho portato tanta di quell'acqua io che qui sopra [mi indica la parte posteriore del collo] avevo un callo che era grosso così. 
Dicevano che a portar acqua si diventa gobbi, ma io non lo sono ancora diventata!
Sono andata a prendere l'acqua anche di là del Piave, d'estate, quando acqua non ce n'era neppure nel Piave. Di là c'era un corso di acqua, là oltra darente el monumento - all'Isola dei Morti che è sotto Sernaglia - anche se all'epoca il monumento ancora non c'era.
Angelo Dalla Palma. Sulla Dieci, noi avevamo una buca davanti a casa, in fondo. Poi avevamo un pozzo nel cortile. Quando abbiamo riparato la casa lo abbiamo collegato alle grondaie.
Il pozzo l'aveva fatto mio padre. Per bere, gli uomini si servivano dell'acqua di quella cisterna, che era stata filtrata dalla ghiaia. L'acqua scendendo dalla grondaia, prima di entrare nella vasca era costretta a passare per la ghiaia. 
Malgrado questo, d'estate, l'acqua era tutta ricoperta da vermetti che si dovevano colare con un passino ... e non sono neppure nati, dentro le nostre pance! Sembra una barzelletta.
Il "filtro" per il pozzo era rappresentato da un quadrato di cemento - 1 metro quadro - con tanta ghiaia dentro. Dentro per metà vi era ghiaia e sabbia.

Nastro 1994/13 - Lato A

Teresa Francescato. Per prendere l'acqua una volta c'erano i "bandoni" del petrolio. Andavo giù al canale e poi salivo su di qua, dove avevamo il tabacco. Una volta ho fatto dodici viaggi, con questi bandoni e il bigol, per abbeverare le piantine del tabacco altrimenti se non le si seguiva sarebbero morte. Alla fine le gambe tremavano, per la stanchezza; avrò avuto 12-13 anni.


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