martedì 24 agosto 2010

Maria Petrina, Ponteacco (UD)

Nata il 12 ottobre 1906


Nastro 1996/25 - Lato A                               10 ottobre 1996

[All'intervista è presente il figlio]

Una donna di Pulfero
Il nostro paese avrà solo cento abitanti e in questo caseggiato qua siamo io, mio marito, un altro signore e mia sorella. Sono andati via tutti. 
Un volta non ne aveva mai tanti, ma adesso il Pulfero si è trasferito nelle case popolari.
Proprio originari di qua ce n'è pochissimi. Il comune era grande, perché aveva quattromila abitanti, una volta. Adesso ne ha mille e seicento.
Mio marito è del '13 ed è della Carnia, anche lui è scappato dopo Caporetto, verso il Piemonte.
Mia nonna invece è andata giù dalle parti di Napoli.

Maria Petrina
Fra due giorni compio novant'anni. È dura a novant'anni. Dov'è passato? Non lo so, io.
È che abbiamo passato tre guerre! Il '15 e il '43...
D. Quando sono venuti i tedeschi, quella volta di Caporetto, cosa si ricorda?
R. Avevo dieci undici anni, ma non mi ricordo tutto. Siamo andati a Narni, provincia di Roma [TR], da quelle parti.
Tanti sono rimasti qua, e noi siamo andati a Udine a piedi. A Udine abbiamo preso il treno. Mio padre si è perso, è andato non ricordo in che città e poi è venuto con noi, per un mese.
Era tutto scombussolato [...] e noi si era tre sorelle: Luigia, Felicita e io... [interviene suo figlio: "erano in quattro sorelle"...] la mia mamma è morta quando avevo tre anni.

Nastro 1996/25 - Lato B

Tante volte si parla di questo Narni e dei profughi e di tante cose. Si era in un convento dei frati. Eravamo noi da Ponteacco, da Cividale e da tanti paesi.
D. Come si trovava con gli abitanti del posto?
R. Si viveva là. C'era un comitato ... non so, io non ricordo.
Ho fatto la seconda, mio papà è morto quando ero sposata. È venuto a Narni anche mio papà, e con noi è venuto a casa. Mio papà a Narni non faceva niente. Il papà è venuto là forse pochi mesi perché si era perso.
Noi si era in cinque, fra sorelle e amiche, e tante volte siamo andate al cinema. C'erano questi ricchi ... e noi gli abbiamo chiesto se ci pagava il cinema. Sì sì, ha detto, ha preso il portafoglio e ci ha pagato il cinema, per cinque volte.
Si mangiava come i soldati. Si aveva quelle gavette a prendere il latte.
Ma allora si era giovani. Avevo un'amica, qua del borgo, che è morta due anni fa, Amalia Coren [con la quale] sempre si parlava di questo latte, di come si mangiava bene. Perché eravamo piccole. Avevamo queste gavette e quando si andava a prendere il rancio, il latte o qualche cosa, abbiamo messo una pagnocca intera dentro. Ma che appetito! 
Era anche gente brava, buona. Avevano rispetto per noi, per i profughi.
Narni era un paese come San Pietro [al Natisone], ma di più, come Cividale.
Era in collina, erano contadini, erano. 
Ma una volta non era come adesso, anche poveri erano, come dappertutto.
Quando siamo partiti siamo andati come i cani; si era in tanti anche degli altri paesi.
Io ho sentito che bombardavano. Era tutto un miscuglio, e quando comincia uno a dire «andiamo via, andiamo via» ... siamo andati! 
Erano anche a casa, tanti sì, che non volevano andare. Ma noi siamo andati. In paese metà sono andati e metà sono rimasti.
Ma non tutti sono andati a Narni, ce n'erano dappertutto.
Quelli che sono rimasti in paese, non so come siano stati trattati. Paura avevano.
Noi siamo partiti senza niente, con una borsa. A casa avevamo la mucca e non ricordo se l'abbiamo portata via.
Mio papà si chiamava Antonio.
Avevo dieci anni, undici. 
Mi ricordo una stupidaggine e tante volte si ride a ricordarla. Era una ... doveva essere una signora, alta, bionda e sempre andava per la città. Mon so se era maestra o cosa. Sempre ben messa, bionda, e sempre si parlava di lei. Settimia si chiamava. Oh come era bella! E sempre la si ha in mente, quella Settimia, ben messa, una bella bionda.
Nella partenza si andava senza pensare a niente, avanti ... e pieni di paura; coi soldati, e il rombo del cannone.
Io sapevo anche la canzone, e sempre la canto...

     Il rombo del cannone già si sentiva
     coraggio giovanotti siamo bene armati
     e sul confin del Friuli noi siamo richiamati
     appena giunti alla stazione
     il rombo del cannone già si sentiva

La so ancora, ma adesso non mi viene.
La si ricordava sempre con la mia amica Amalia, che era qua del borgo ed è morta due tre anni fa.
Quando sono ritornata a casa sono andata a cucire, a imparare a far la sarta.
A Narni ho fatto la seconda elementare e la mia maestra si chiamava Lamberini Teresa, una brava maestra, sì.
A Narni non ricordo, ma c'era il rancio pronto, per mangiare. Eravamo in un convento vuoto ... ma quando si è piccoli è tutto buono. È tutto buono anche per mangiare, è tutto buono. Si mangiava come lupi, senza pensieri; cosa vuole, quando si è piccoli...
Intanto questo le dico: che sempre ho in mente quella ragazza, Settimia!
La pagella della scuola è ancora là, a Narni e mio figlio ogni tanto mi dice che devo andare a Narni a prendere la pagella.

Nessun commento:

Posta un commento