lunedì 23 agosto 2010

Recuperanti di residuati bellici sul Piave

Domenico Davanzo, nato nel 1924 nella grava di Ponte di Piave (TV), residente a Rovarè di S. Biagio di Callalta.
Intervista registrata il 28 gennaio 1986

Nastro 1986/7 - Lato A           [da 05:30 a 07:50 su cassetta originale]

Bambini e palline di piombo
... Andavamo a cartucce, a palline di piombo di sdrapnel, materiale bellico, per venderlo allo straccivendolo che veniva a prender su ferro, ottone, rame. 
Cartucce, quelle della guerra ... arando, quando i contadini aravano le terre noi andavamo dietro all'aratro per trovarle. E se ne trovavano, sì! Non solo fino al 1939, quando noi siamo venuti via dal Piave, ma se ne trovano anche oggi. 
Era una ricchezza, perché uno che aveva passione, ma la passione veniva, perché quando si andava a casa con na scarseàa de baéte [con una tasca piena di palline] che si spaccavano anche le tasche - perché si sta poco a fare un chilo di palline di piombo - erano soldi. Il piombo era pagato in quegli anni là! [...]
Passava lo straccivendolo per le case, con la sua bilancetta, e tutti quanti correvamo fuori. Eravamo in diversi ragazzi, e ognuno aveva il suo mucchietto di roba da dargli. Qualche pallina ce la rubavamo fra di noi, perché ce le portavamo in camera; in un angolino della camera si mettevano le palline. Questo materiale bellico veniva poi controllato dagli uomini, che non portassimo a casa roba pericolosa, che scoppiasse. Perché tanti hanno portato a casa roba che ha anche scoppiato, dopo. 
Ognuno aveva il suo mucchietto. Viene da ridere, a parlarne adesso.
Ah, là sul Piave si sfruttava tutto, non scappava niente!
Quando veniva il Piave grosso noi boce ci accorgevamo e avvertivamo gli uomini. Venivano là, scavavano, scavavano e poi attaccavano i buoi. Perfino barconi tedeschi, barconi di ferro ... che i tedeschi attraversavano il Piave per venire di qua, e si sono rovesciati, sono stati mitragliati. Sì, barconi di ferro venivano su.

Nastro 1986/8 - Lato B   [da 12:22 a 14:50 su cassetta originale]

Spionaggio pro italiani
Mio nonno "portava staffette" per conto degli italiani, perché lui abitava di là del Piave, e i tedeschi erano incazzati con lui. Vedeva tutti i movimenti che facevano i tedeschi...
Erano mio nonno Davanzo Giuseppe, un certo Gerotto, un certo Jandro e Lorenzon, che sono stati messi anche sulla storia, sui vostri libri.
Avvertivano gli italiani. «Guarda che i tedeschi hanno immagazzinato una catasta di bombe, che sembra un pagliaio, in quel punto». E i nostri mandavano quattro cannonate e facevano scoppiare tutto. 
Mio nonno attraversava il Piave e i tedeschi con i fari gli correvano dietro. 
In quel tempo nel Piave c'era la riva alta, perché hanno mollato l'acqua, hanno aperto le dighe di sopra per prendere i tedeschi dentro. Il Piave l'hanno aperto apposta, quella volta, per annegare i tedeschi.
D. E dove l'hanno aperto?
R. De sora... 
Mio nonno e i suoi compagni sono stati quattro cinque ore nascosti dove "il Piave mangiava la terra", con i tedeschi tutt'attorno che li cercavano. Poi si sono lasciati trasportare dalla corrente con un ramo di vimini sulla testa e piano piano sono partiti e sono andati sull'altra riva.
Aveva anche i diplomi, mio nonno, ma ora io non ho più niente. Mi sono rimaste solo le medaglie de me poro pare, e basta. Fotografie e ricordi sono andati via tutti quanti. Non ci si pensava per nulla, noialtri, a quella roba là.
Staffetta, faceva, staffetta!

Nastro 1986/11 - Lato A   [da 01:24 a 06:28 su cassetta originale]

Incidenti a recuperanti
C'era un uomo che gli piaceva andare a ferro vecchio, lungo il Piave e trovava diverse bombe, dopo la guerra del 15-18.
Era nel '36, precisamente quell'anno là. Fatto sta che quando le trovava, lui si arrangiava anche a smontarle. Era una specie di, come si chiama ... artificiere, per conto suo. Adoperava martello, mazza e scalpello, su queste bombe. 
Era seduto pacifico sopra questo 149, una bomba insomma da 149, che batteva per smontarla. A un certo punto sentiamo un gran botto, una grande cannonata e vediamo questa palla di fumo andare per aria. 
Siamo corsi tutti là, la nostra famiglia e anche tante altre famiglie. 
Si trovava in una boschetta in cui c'erano dei stroperi [salici] ... ma di lui non era rimasto niente. Solo stracci, pezzi di carne da una parte, pezzi di carne dall'altra. Lo chiamavano el poro Martorèl, non ricordo meglio, forse era un Tegon di cognome, ma noi lo si chiamava el Martorèl [furetto, faina]. 
Avrà avuto trenta - trentacinque anni. Non aveva fatto la guerra del 15-18. Si arrangiava così, a disfare queste bombe per vendere, per prendere il ferro, per cavare gli esplosivi. 
Con l'esplosivo poi facevano delle piccole bombe per andare a prendere il pesce nel Piave. 
Vendeva l'esplosivo, prendeva anche soldi, c'era un certo commercio.
Poi un altro, lo stesso; no in quell'anno là, ma insomma in quel periodo. Quello era a Ponte di Piave e si chiamava Pericle, di cognome. Anche quello là: tochi
Erano in due fratelli: uno è rimasto senza un dito in una mano, ma  quello che era a cavallo della bomba e stava battendo ... anche quello: tochi.
Gran parte scoppiava el 105 tedesco. Quelle erano pericolose, perché andavano svitate per il culo, per di dietro, non per la punta. Si vede che i tedeschi lavoravano con altro materiale più pericoloso. Le italiane invece vanno smontate per la punta.
Io avevo me poro fradel [mio fratello che ora è morto] che le smontava anche lui, quelle "a piombo". Quelle che si vedeva che erano "a piombo" perché sulla punta, sulla sommità, avevano uno spessore di ... cosa gli dicevano? no alluminio  ... sì, alluminio! 
Con il tempo si corrodeva un pochettino e là capivano che la bomba era "da palline", da piombo. Dentro c'erano i suoi venti chili di palline di piombo, e polvere nera. 
No, quelle da piombo non erano pericolose. Il vero pericoloso era il 105, e il 149.
Il 149 italiano e il 105 tedesco [...]
Il 105 era pericolosissimo, e quando noi lo trovavamo sui campi lo si tornava a sotterrare. 
Perché quelle andavano spaccate con del plastico. Venivano fuori gli artificieri e le facevano saltare. 
Quando si denunciava che c'erano quelle bombe là, allora veniva fuori il Genio artificieri e le facevano saltare loro. 
E ci lasciavano le schegge a noi, che si prendevano su e si andava a venderle.

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